Ipponnawa (一本縄) significa legare usando una sola corda.

Ho sentito usare questo termine per la prima volta una decina di anni fa (intorno al 2010) a un workshop a Milano con Esinem. A quei tempi Esinem era l’unico rope artist in Occidente a utilizzare questa parola e a insegnare questo modo di legare come tecnica a sé.

Esinem infatti aveva sviluppato un suo stile di “ipponnawa”: un modo di legare molto libero e sensuale basato principalmente sulla comunicazione col bottom, senza usare forme o tecniche predefinite, senza fermarsi mai su una legatura “finale” ma sciogliendo via via alcuni passaggi e realizzandone altri.

Io stesso ogni tanto utilizzo e insegno questa possibilità di gioco, sia come tecnica a sé che come gioco per chi è agli inizi o, in forme più avanzate, anche con chi è più esperto. Legare con una sola corda può essere sensuale o duro e impegnativo, può essere il punto di partenza di una sessione oppure essere portato avanti per lungo tempo. Insomma, è una possibilità.

È importante sapere però che in realtà probabilmente nessun rope artist giapponese insegna “ipponnawa” come tecnica specifica, tanto meno nel modo in cui è stata sviluppata da Esinem.

Probabilmente questo termine ha avuto un certo sviluppo all’interno dello stile di Yukimura sensei che a volte utilizzava una sola corda per legature a terra attraverso le quali e giocava con le emozioni e l’eccitazione del partner. Ad esempio un allievo poteva sentirsi dire a lezione “ippon nawa de, kimochi wo irete, Yukimura ryuu no nawa” (“una sola corda, con sentimento, nello stile della corda di Yukimura”).

Anche Denki Akechi sensei, in un’intervista contenuta nel libro “The adventurers of sex” di Satake Taishin, parla di “ipponnawa” quando racconta che “anche con una sola corda si può generare piacere o infliggere dolore” (grazie a Nuitdetokyo per avermi dato il permesso di utilizzare queste informazioni).

Kazami Ranki sensei indica invece con “ipponnawa” le tecniche di immobilizzazione realizzate con una sola corda.

Per lungo tempo questo modo di legare è stato chiamato impropriamente “ichinawa” (da “ichi”, uno, e “nawa”, corda) perché questo era il termine che inizialmente Esinem aveva utilizzato, probabilmente per un fraintendimento nella traduzione dal giapponese.

Dato che ancora oggi si trovano corsi e tutorial che usano “ichinawa”, spendiamo due parole per chiarire quale sia il termine corretto.

In giapponese esistono diversi sistemi di conteggio detti “classificatori” che vengono usati a seconda dell’oggetto a cui ci si riferisce: oggetti piatti, lunghi, tondi, animali piccoli, animali grandi, animali di pelouche, macchine, libri, ecc. Le corde rientrano nel classificatore “hon” (本) che si declina in “ippon” (一本), “nihon” (二本), “sanbon” (三本), ovvero una, due, tre unità di un certo oggetto. Da qui “ipponawa” (一本縄), una corda.

“Ichi” significa anch’esso “uno” ma in senso generico, non riferito a uno specifico classificatore.

È vero che esiste l'”Ichinawa kai” (一縄会) ovvero il gruppo (“kai”) di artisti costituito da Kinoko Hajime, ma in questo caso è un gioco di parole tra il nome Hajime (che significa “primo” in una serie di figli) e “ichi” che significa “della migliore qualità”. Il kanji per queste due parole è infatti lo stesso (一), quindi “一縄会” significa sia “il gruppo della corda di Hajime” che “il gruppo della corda migliore”.