Se chiedete a un nerd che cosa sia la “prima direttiva” probabilmente vi citerà la norma della Federazione dei Pianeti Uniti di Star Trek.

Se invece lo domanderete a un praticante di BDSM forse qualcuno vi parlerà di Mollena Williams, una scrittrice, attivista e divulgatrice statunitense.

Non so quanti conoscano questa “direttiva” nelle terre italiche. Sicuramente è nota negli USA e in altri paesi europei più a loro agio con l’inglese.

Ad ogni modo io non la conoscevo e quindi mi sono fatto un breve riassunto in italiano. Poi, se vi interessa,  in fondo c’è il link al post della Williams.

Non aspettatevi la rivelazione definitiva sul “vero BDSM”, ma è sicuramente un aspetto su fare una riflessione, sia come top che come bottom.

Io stesso mi sono accorto che a volte ho tradito questa direttiva e per questo ultimamente ci ho ragionato sopra un bel po’ in modo da non fare gli stessi errori in futuro.

Quindi, se non conoscete “The Prime Directive”, date una lettura a questo articolo e magari parlatene anche col vostro partner.

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La prima direttiva recita così: “la prima responsabilità dello/a schiavo/a è di proteggere sempre la proprietà del/lla padrone/a, anche dal/lla padrone/a stesso/a”.

Questo significa che la parte sottomessa ha il dovere di far presente se ci sono dei problemi, se c’è qualcosa che non fa stare bene, se ci sono aspetti che dovrebbero essere chiariti meglio, in modo da approcciarsi alla relazione e al BDSM il più serenamente possibile. “Se la vostra salute fisica ed emozionale non è in ordine, non state facendo un favore né a voi né alla persona alla quale appartenete.”

Purtroppo non è semplice. Già è difficile in generale ammettere che ci sia qualcosa che non va o che si ha bisogno di aiuto; per un/a sottomesso/a può esserlo ancor di più. Tutti noi abbiamo letto decine di post sui social e romanzi in cui i dominanti hanno il dono di leggere nel pensiero e di sapere che cosa esattamente voglia il sottomesso e di schiavi devoti e assoluti.

“Molte persone che identificano se stesse come sottomesse o schiave mettono sempre i bisogni del dominante davanti ai propri senza esserne consapevoli perché pensano che questo faccia di loro dei ‘bravi sottomessi’. Ma il sacrificio basato sul timore è la fucina del risentimento.”

L’autrice fa l’esempio di quando in un aereo in caso di depressurizzazione deve essere prima l’adulto a mettersi la maschera per l’ossigeno per poi poterla mettere al bambino, altrimenti se l’adulto sviene poi probabilmente nemmeno il bambino potrà salvarsi. Un altro esempio che fa Mollena è quello della madre di un amico la quale non si prendeva mai del tempo per sé in quanto lo sacrificava per i figli; non è detto che avere una madre che si occupa di noi ma che non è felice sia la ricetta perfetta per tutti.

Questo è un buon discorso che un “owner” potrebbe fare al/lla suo/a sottomesso/a: “Sappi che essere trasparente con me, dirmi onestamente come stai e condividere con me le tue difficoltà è il modo di farmi contento. Al contrario non dirmi se c’è qualcosa che ti turba o che è per te difficile è in diretto conflitto con i miei desideri”.

Certo non è facile mettere in pratica tutto questo; richiede un bel lavoro su se stessi. Si ha sempre la paura di sentirsi rifiutati se non si è perfetti.

Tenete però presente che non è semplice nemmeno per il/la dominante gestire il fatto che il/la sottomesso/a possa tirare fuore e condividere sentimenti quali paura, rabbia e risentimento.

Dunque la cosa migliore è parlarne insieme in modo da essere consapevoli del fatto che c’è la possibilità di discutere anche di quello che non va e anche di come farlo, perché a poco gioverebbe ad un/a sottomesso/a lamentarsi del fatto che il/la dominante non sia capace di “leggere nel cervello”.

In una relazione di scambio di potere “è ovvio di quale partner i bisogni e desideri vengano per primi”, ma al tempo stesso “ci sono responsabilità da entrambe le parti”.

Insomma, è una sfida impegnativa, ma grazie alla quale dominante e sottomesso potranno dominare e servire più profondamente, con maggiore fiducia e “arrivare là dove nessuno è mai giunto prima”!

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Le parti virgolettate sono citazioni dall’articolo.

L’articolo originale: http://www.mollena.com/2013/06/prime-directive/