Quando giochiamo con le corde è come se perdessimo momentaneamente il nostro equilibrio: sperimentiamo emozioni intense e ci muoviamo in posizioni diverse da quelle della vita di tutti i giorni.

Per questo motivo è importante che alla fine della sessione ci ritagliamo un momento in cui “tornare alla realtà” e ritrovare quell’equilibrio dal quale ci eravamo allontanati.

Questo momento di cura – personale e reciproca – è chiamato “aftercare” ed è fondamentale per ricondurre quello che si è provato durante la sessione a un’esperienza positiva.

Vorrei al proposito riportare le belle parole di Midori tratte dal suo libro “La seducente arte del bondage giapponese”: “Gran parte della componente emotiva dell’aftercare risiede in un desiderio di apprezzamento: sia il top che il bottom desiderano sapersi apprezzati dal proprio partner. […] Poiché i due partecipanti si sono reciprocamente fatti dono della loro presenza, vulnerabilità e disponibilità, ognuno di essi merita di essere apprezzato e lusingato dall’altro”.

Spesso però pensiamo all’aftercare solo come un momento di tenerezza fatto di coccole e carezze.

In realtà ognuno può avere bisogno di un tipo di aftercare diverso a seconda delle preferenze personali, di quello che si è fatto nella sessione, della situazione, ecc. Non esistono aftercare migliori di altri.

C’è chi preferisce restare da solo e chi invece vuole rimanere vicino al partner.

C’è chi vuole sentirsi protetto e confortato, chi necessita di scaricare l’euforia o l’eccitazione, chi ha bisogno di un abbraccio, chi di rimanere immobile, chi di fare sesso, chi di ripensare a quello che è successo e chi di staccare dalla sessione e fare il vuoto nella propria mente.

C’è chi ha bisogno di un aftercare molto lungo e chi di pochi minuti.

C’è anche chi non vuole nessun tipo di aftercare!

L’aftercare inoltre non è prerogativa dei bottom ma anche dei top. Molti pensano che debba essere il top a occuparsi dell’aftercare del bottom; in realtà, così come abbiamo giocato insieme durante la sessione, così anche dopo entrambi avremo bisogno di un momento conclusivo.

Prima di concludere vorrei parlare di un ulteriore aspetto relativo all’aftercare. Dopo una sessione molto intensa si può avvertire un certo senso di smarrimento, una sorta di malinconia che può insorgere anche a distanza di alcune ore o addirittura il giorno successivo. È il “sub drop”. Non è necessariamente dovuto a qualcosa che è andato male, ma è una reazione fisiologica e ormonale data dalle emozioni intense che sono state sperimentate durante il gioco, quindi non c’è da preoccuparsi.

 

Un buon aftercare può essere la ciliegina sulla torta di una bellissima esperienza oppure lo scivolone finale di una sessione che magari fino ad allora era andata bene, ma che potrebbe essere poi ricordata forse unicamente per il senso di abbandono provato dal bottom, lasciato solo a se stesso una volta che le corde sono state tolte.

Yukimura sensei diceva che le corde sono come un incontro d’amore: ci si avvicina, ci si conosce, si gioca insieme, a volte ci si abbandona all’altro, a volte ci si scontra, ma sempre condividendo un atto di amore e alla fine sempre con amore ci salutiamo.

Questo è quello che avviene nell’aftercare.