Linee guida su consenso e negoziazione nel BDSM

de La quarta corda

9 – Esporre i nostri limiti

ESPORRE I NOSTRI LIMITI

A questo punto della negoziazione abbiamo già espresso i nostri desideri; è giunto il momento di chiarire anche quello che non vogliamo fare, anche perché questi due aspetti sono in relazione tra di loro.

I nostri limiti sono i confini oltre i quali mettiamo quello che non ci piace, che non siamo disposti a fare o che non vogliamo fare in un certo modo. I limiti non riguardano dunque solo il “che cosa” ma anche il “come”. Per esempio possiamo chiarire di non voler fare una certa pratica (“A me il whipping non piace.”) oppure di non farla a una certa intensità (“Va bene usare un flogger leggero ma non amo il gatto a nove code.”) o in un certo modo (“Il trampling mi piace ma senza nessun rapporto di dominazione e sottomissione durante la sessione.”, oppure “Inizia a frustarmi solo quando avrò raggiunto una certa eccitazione.”).

Avere dei limiti non indica una mancanza o una incapacità, ma una scelta che noi e il nostro partner dobbiamo rispettare.

I limiti riguardano sia i top che i bottom e possono cambiare in base a vari fattori, per esempio a seconda della persona con cui si gioca, delle circostanze o della disposizione d’animo.

Col tempo i limiti possono anche spostarsi in avanti o indietro, possiamo cioè scoprire che una pratica che non ci piaceva ora ci interessa oppure che qualcosa che amavamo adesso ci dà fastidio. Il problema non è superare a tutti i costi un limite, ma farlo con piacere.

Anche l’andamento della sessione (o anche di una relazione) determina la possibilità di modificare certi limiti: se si crea il giusto feeling e se ci fidiamo del nostro partner, saremo più disposti a spostare in avanti alcuni aspetti del gioco (ad esempio la nostra capacità di resistere al dolore oppure la disposizione a instaurare dinamiche più profonde di scambio di potere) rispetto a una situazione in cui non ci sentiamo molto coinvolti.

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Vediamo di seguito alcuni aspetti per i quali è utile chiarire i limiti prima di una sessione.

  • Sesso

Iniziamo con l’aspetto forse più soggettivo e facilmente fraintendibile di una negoziazione.

Io stesso mi sono sentito dire “Possiamo fare di tutto, ma nulla di sessuale”. Che cosa significa? Fare una mutandina di corda, strizzare un capezzolo, baciare una parte del corpo, frustare i genitali è “qualcosa di sessuale”?

A volte non riusciamo o non vogliamo essere specifici riguardo a certi aspetti relativi alla sessualità, un concetto tanto vasto da poter però dare adito a cattive interpretazioni.

In generale è dunque meglio chiedere che cosa si intenda per “sesso” e chiarirsi bene su questo punto.

Per alcune persone infatti il “sesso” è tutto ciò che implica un contatto con i genitali, per altre un contatto ma solo se volto a eccitare, per altre dipende dalle intenzioni con cui si gioca e altre ancora intendono con “sesso” solo il rapporto sessuale.

Per questi motivi è meglio specificare quali parti del corpo non vogliamo che siano toccate e quali tipi di contatto ammettiamo (toccare, accarezzare, stringere, ecc.), specialmente quelli più intimi (baci, morsi, contatti con la bocca, i genitali o altre zone erogene, ecc.).

Nel caso poi durante la sessione volessimo fare qualcosa di cui non abbiamo discusso col partner nella negoziazione, in generale è meglio rimandare e chiarirsi successivamente piuttosto che fare qualcosa che il nostro partner potrebbe non volere.

Inoltre, soprattutto quando non ci si conosce bene, è utile utilizzare una safeword in modo da interrompere subito il gioco se qualcosa va storto sotto questo punto di vista.

A volte è difficile fare le scelte migliori quando siamo eccitati e coinvolti emotivamente, ma è pur vero che in certe occasioni si crea una chimica tale per cui la sessione si svolge nel migliore dei modi senza bisogno di doverne definire ogni aspetto. Ogni esperienza e relazione è unica e quindi l’intuito, la comunicazione e il buon senso ci potranno sempre essere di grande aiuto.

  • Contatto

Vogliamo essere toccati oppure no? E se sì, in che modo? Ci sono parti del corpo che non vogliamo che siano toccate? Permettiamo l’uso di sex toy?

È probabile – ma non implicito – che una sessione di BDSM richieda una certa vicinanza col partner, ma non è detto che dobbiamo essere comunque disponibili a qualsiasi forma di contatto.

Potremmo non voler essere toccati in modo rude o intenso oppure potremmo non gradire un contatto troppo intimo o ancora potremmo avere delle preferenze a seconda della parte del corpo.

Come detto riguardo al sesso, è meglio chiarire prima della sessione se ci sono delle parti del corpo che non vogliamo che siano toccate – o che non lo siano in un certo modo – specialmente riguardo a contatti più intimi (come ad esempio i baci, le carezze, ecc.).

  • Dolore

Come ci sentiamo riguardo al provare o al fare provare dolore?

Il BDSM non implica necessariamente il giocare col dolore, ma in molte pratiche il dolore è una componente significativa. È bene quindi chiarire non solo come dovrà svolgersi la sessione a questo riguardo (“Non voglio provare dolore.”, “Voglio un dolore sopportabile.”, “Voglio essere portato al mio limite.”, “Voglio che il dolore sia progressivo / subito al massimo.”, ecc.) ma anche definire delle safeword – oppure comunicare direttamente – per sapere quando va tutto bene, quando rallentare e quando fermarci, soprattutto con partner che non conosciamo o in pratiche particolarmente intense.

  • Dominazione e sottomissione

Vogliamo che nel gioco sia presente una dinamica di dominazione e sottomissione?

Molte pratiche BDSM prevedono uno scambio di potere ma non necessariamente una vera e propria relazione di dominazione e sottomissione. Addirittura può succedere che un bottom possa chiedere a un top di fargli qualcosa o che un dominante chieda al suo sottomesso di fargli da top. Non sempre quindi il dominante è chi fa una certa pratica e non sempre il bottom è la persona che cede parte della sua libertà.

Come abbiamo già detto, non si tratta solo dunque di decidere “che cosa” fare, anche “come” farlo. Una certa pratica può essere infatti realizzata in un’ottica di gioco alla pari, con uno scambio di potere o all’interno di un rapporto di dominazione e sottomissione.

  • Pratiche

Quali pratiche vogliamo fare durante la sessione? Ci interessano pratiche specifiche o siamo aperti a diversi tipi di esperienza?

Soprattutto quando si gioca con un partner che non conosciamo bene è meglio chiarire se la sessione riguarda una sola pratica o se siamo disponibili a integrare un certo gioco con altri. Più alto è il numero delle cose che vogliamo fare, più la negoziazione diventerà articolata.

Ovviamente anche in questo ambito possiamo decidere di non voler stabilire tutto quello che succederà per filo e per segno ma lasciare un margine di discrezionalità al partner se ci fidiamo che entrambi sapremo gestire eventuali situazioni non perfettamente definite durante la negoziazione.

  • Tempo

In alcuni casi e per certe pratiche può essere utile anche fare presente al partner eventuali limiti di tempo dovuti ai nostri gusti o alle nostre esigenze.

Per esempio possiamo informare che preferiamo una sessione veloce e leggera, oppure molto intensa ma non lunga, oppure che abbiamo bisogno di tempo per entrare nel mood giusto, o ancora che una certa pratica ci piace ma se protratta troppo a lungo ci viene a noia.

Non si tratta solo di evitare problemi, ma anche di goderci la sessione al meglio.

  • Foto/video

Si possono fare foto o video? Verranno pubblicati o diffusi in qualche modo?

Se vogliamo pubblicare o diffondere delle immagini che ritraggono altre persone, chiariamoci bene su questo punto con i soggetti ritratti e possibilmente facciamo firmare una liberatoria.

  • Segni

Ci sono dei problemi se rimangono dei segni sul corpo dopo la sessione? Per quanto tempo rimarranno?

Alcune persone possono fare dei lavori o avere situazioni personali tali da rendere difficilmente giustificabili o non consentiti i segni che un certo gioco può lasciare.

È dunque bene fare presenti le proprie necessità, informare e informarsi riguardo alla possibilità che una certa pratica possa lasciare dei segni, soprattutto nel caso di un top esperto che giochi con un bottom che lo è meno, in modo da non avere brutte soprese alla fine della sessione riguardo a un aspetto che per uno dei partner era scontato ma che l’altro non conosceva.

  • Trigger

Un trigger è un “detonatore emotivo”, ovvero una parola o un’azione che può scatenare una reazione significativa e spesso incontrollabile, sia essa piacevole o spiacevole.

Toccare una parte del corpo, dire una certa parola, fare un certo gesto possono essere qualcosa di estremamente piacevole e eccitante oppure determinare una risposta negativa che ad esempio può riportare alla mente una brutta esperienza passata, fare stare male, dare fastidio e compromettere tutta la sessione.

Se li conosciamo, facciamo dunque presenti i nostri trigger negativi ma anche quelli positivi.

Il fatto di lasciare all’altro il compito di scoprire quali siano i nostri punti “deboli” o il non volerli conoscere per il piacere della scoperta deve essere una scelta personale e non qualcosa di dovuto per il nostro “ruolo”.

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Come possiamo vedere ci sono molti aspetti che possono essere negoziati prima di giocare. Alcuni di essi si escludono a vicenda (se voglio fare rope bondage non dovrò specificare che ci potrà essere un contatto fisico) oppure possono non interessarci (se non ho intenzione di fare foto non dovrò sincerarmi che al partner dia fastidio il fatto di essere fotografato) o ancora non riguardare una certa pratica.

Non è dunque necessario negoziare sempre ogni aspetto. Questi sono solo alcuni degli ambiti più significativi che possono essere toccati in una negoziazione; sta poi a noi capire con un po’ di intuito e di buon senso quali affrontare e quali no.

Una possibilità per evitare di dover fare una negoziazione troppo lunga è quella di limitare le pratiche che realizzeremo, specialmente nelle prime esperienze con un nuovo partner.

Un altro suggerimento è quello di confrontarci con determinati limiti un po’ alla volta: in una prima sessione potremmo giocare più alla pari e sperimentare delle dinamiche di scambio di potere successivamente oppure potremmo decidere di inserire un coinvolgimento più sessuale durante una sessione solo dopo che abbiamo raggiunto un’intimità sufficiente col partner.

È bene informare la persona con cui giochiamo riguardo ai nostri limiti ma è altrettanto utile fare domande se non ci è chiaro qualcosa. Se per esempio il partner si è dimenticato di specificare come si sente riguardo al fare sesso in sessione e noi siamo interessati a farlo, è meglio chiedere piuttosto che basarci su un consenso solo ipotizzato.

Cerchiamo dunque di esplorare le possibilità di gioco un po’ alla volta, di familiarizzare con i limiti del partner e di giocare con tranquillità e senza ansie.

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8 – Esporre i nostri desideri

10 – Safeword

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